Haratin, the mask of modern slavery

La Mauritania è il paese che ha il più alto tasso di popolazione schiava al mondo: 140-160.000 persone su un totale di meno di 4 milioni di abitanti. Sono dati riportati dal Global Slavery Index 2013 su uno studio condotto in 162 paesi combinando diversi indicatori, tra I quali il traffico di esseri umani dentro e fuori un paese e i matrimoni delle bambine. Ma chi sono gli schiavi del XXI secolo? Sono adulti e bambini considerati proprietà esclusiva di un padrone, il quale esercita pieno potere sulla loro vita e quella dei loro discendenti. Schiavi si nasce e si muore; è uno status che si tramanda di generazione in generazione come per gli Haratin la popolazione nera da secoli sottomessa alla minoranza di origine araba che oggi detiene il potere politico ed economico della Mauritania. Pur essendo stata abolita nel 1981, la schiavitù è diventata reato penale e gli schiavisti penalmente perseguibili solo nel 2007. Per i pochi schiavi che hanno consapevolezza dei loro diritti è difficile ottenere giustizia. La legge sembra essere stata concepita per scoraggiare le vittime. Lo schiavo deve denunciare il suo stato altrimenti la polizia non può procedere d’ufficio. L’onere della prova spetta alla vittima che spesso è analfabeta e non è in grado di sporgere denuncia formale. Né può essere aiutato a espletare le formalità burocratiche; le tante associazioni locali che si battono in difesa dei diritti umani non possono intervenire perché la legge non lo consente. Non sorprende che da quando è entrata in vigore nessun padrone sia stato condannato per schiavitù. (testo a cura di Luca Catalano Gonzaga).

Nouakchott, Mauritania 2013. Una giovane Haratin in attesa di raccogliere il pesce che casualmente cade dalle contenitori trasportate dagli uomini della “Plage de Nouakchott”.

Nouakchott, Mauritania 2013. Attività di pesca lungo “Plage de Nouakchott”. Molti uomini Haratin, lasciano le campagne e le relative famiglie, per trasferirsi nella periferia di Nouakchott in cerca di fortuna.

Nouakchott, Mauritania 2013. Donne haratin intente a vendere il pesce sulla spiaggia “Port de Peche”.

Nouakchott, Mauritania 2013. Pescatore di Haratin che scarica un contenitore di pesce, per la vendita al dettaglio al “Plage de Nouakchott”.

Nouakchott, Mauritania 2013. “Plage de Nouakchott” dove il pescato viene raccolto per il mercato internazionale, per la trasformazione in farina ed olio di pesce.

Nouakchott, Mauritania 2013. “Plage de Nouakchott” al tramonto dopo una giornata di intenso lavoro.

Nouakchott, Mauritania 2013. Attività di pesca lungo “Plage de Nouakchott”. Gli Haratin che vivono nella capitale, possono svolgere solo lavori umili e di basso reddito, come la raccolta ed il trasporto del pescato.

Nouakchott, Mauritania 2013. “Plage de Nouakchott” al tramonto dopo una giornata di intenso lavoro.

Nouakchott, Mauritania 2013. “Plage de Nouakchott”, pescatore mentre scarica il pescato della giornata.

Nouakchott, Mauritania 2013. Un ragazzo Haratin che prova a pescare, un’abilità che alla maggior parte dei ragazzi viene insegnata in tenera età.

Nouakchott, Mauritania 2013. Scuola pubblica vietata alle donne Haratin. La situazione è particolarmente grave per le donne, discriminate sia per il sesso che per il loro status di Haratine. Di conseguenza, anche dopo essere sfuggiti alla servitù, gli Haratines liberati ei loro discendenti non sono in grado di garantire i servizi di base come l’istruzione e lottano per integrarsi nella società mauritana.

Distretto di Brakna, Mauritania 2013. Contadina Haratin. La schiavitù è ancora diffusa in Mauritania, nonostante sia stata ufficialmente criminalizzata, con decine di migliaia della popolazione Haratine del paese che vive in totale servitù. Gli Haratines schiavi, in particolare le donne, vengono regolarmente picchiati, intimiditi, separati con la forza dalle loro famiglie e sottoposti a una serie di altri violazioni dei diritti, inclusa la violenza sessuale.

Nouakchott, Mauritania 2013. Noura, 18 anni, schiava da quando aveva 4 anni, proprio come la madre prima di lei. Dopo aver lavorato come domestica, subendo gravi abusi e violenze, è fuggita e ha presentato una denuncia alle autorità locali, senza successo. Attualmente è in contatto con l’organizzazione “IRA Mauritania” per la protezione e l’assistenza legale. Ora libera, è attualmente disoccupata e non ha mai frequentato la scuola. Oggi nessuno sa quante persone siano rese schiave in Mauritania. Stime prudenti dicono che poco più dell’1% della popolazione di 4,3 milioni di persone vive in qualche forma di schiavitù.

Distretto di Brakna, Mauritania 2013. Ritratto di contadina Haratin. La maggior parte di Haratin, compresi gli anziani, continua a coltivare su terreni che non sono di loro proprietà e per legge devono cedere una parte del loro magro raccolto ai loro padroni.

Distretto di Brakna, Mauritania 2013. Una famiglia di contadini Haratin al lavoro, seminando fagioli vicino al villaggio di Daguag. Molti Haratin emancipati affrontano una vita di povertà e discriminazione poiché molti non sono in possesso dei documenti di identità necessari, lasciandoli senza accesso al lavoro, all’istruzione o alla capacità di provvedere alle loro famiglie.

Distretto di Brakna, Mauritania 2013. Una contadina Haratin che cerca di tenere lontani gli uccelli dal suo campo di grano vicino al villaggio di Jedida.

Distretto di Brakna, Mauritania 2013. Madre e figlia dal primo raccolto di grano della stagione.

Distretto di Gorgol, Mauritania 2013. Aichi Snabba, 42 anni, davanti alla sua casa nel villaggio di Mbeidia. La Mauritania è costantemente classificata come il peggior posto al mondo per la schiavitù, con decine di migliaia ancora intrappolate nella servitù totale in tutto il paese. La situazione è particolarmente precaria per le donne Haratine, discriminate sia per il sesso che per l’etnia.