Il terremoto del Nepal del 25 aprile 2015 è stato un violento evento sismico di magnitudo locale 7,8 con epicentro a circa 34 km a est-sud-est di Lumjung in Nepal che ha causato più di 8.000 morti. Si tratta dell’evento sismico più violento che abbia colpito quest’area dopo il 1934, quando un terremoto di magnitudo che 8.0 provocò la morte di circa 10.600 persone. Dopo 3 anni dal disastro, la produzione dei mattoni, per la ricostruzione del Paese è ai massimi livelli. Questa necessità di ricostruzione ha comportato un peggioramento dello sfruttamento del lavoro dei minori e dell’inquinamento atmosferico della valle di Katmandu.Il fotografo Luca Catalano Gonzaga ha raccontato attraverso il reportage “Bricks building, killed by bricks” il dramma di questa tipologia del lavoro, dove migliaia di famiglie Nepalesi risiedono intorno le fornaci per realizzare mattoni e per il trasporto di quest’ultimi nelle aree più remote del Paese. Attualmente nella valle di Katmandu sono presenti circa 250 fornaci attive da Novembre a Maggio, periodo della stagione secca. Ed è stato calcolato che le fornaci rilasciano circa 837.000 tonnellate di diossina. La produzione dei mattoni viene ancora realizzata a mano. Intere famiglie, dopo avere mescolato l’argilla con l’acqua ed aver ottenuto la consistenza adeguata, utilizzano stampi in legno per dare forma ai mattoni. Quando i mattoni sono asciutti, vengono trasportati prima nei forni per la cottura e poi, una volta cotti, vengono caricati sui camion che li distribuiscono alle imprese edili. Ogni mattone può pesare fino a 4 kg, ed un minore arriva a trasportare, sulle spalle o sulla testa, circa 2.500 mattoni al giorno, per un totale di 12 ore lavorative ed un guadagno di 750 rupies ($7). I lavoratori e i loro figli soffrono frequentemente di malattie respiratorie e dolori addominali. Il lavoro nei mattonifici mette a repentaglio la salute e il normale sviluppo dei bambini, esponendoli a infezioni respiratorie, danni alla colonna vertebrale e cancro ai polmoni. Inoltre, il tempo trascorso in queste condizioni segna un’interruzione drammatica del loro percorso scolastico, compromettendo ogni possibilità d’uscita dal circolo drammatico della povertà che caratterizza queste famiglie. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) stima che 2.6 milioni di bambini Nepalesi (40% della popolazione) tra i 5 ed i 14 svolgono un’attività lavorativa, di questi circa 60.000 lavorano nei forni per la cottura dei mattoni. (Testo a cura di Muriel de Meo).